"LA LIBERTÀ" DELL'ISOLA DELLE ROSE FA PAURA
L'Isola delle Rose: lo Stato indipendente al largo di Rimini
Nel giro di appena 55 giorni nacque e morì la minuscola micronazione, diventando l'isola dei misteri.
L'Isola delle Rose nacque al largo delle coste di RIMINI.
Un vero e proprio isolotto artificiale di appena 400 m2 a poco più di 11,5 km di distanza da Torre Pedrera (RN): posizione scelta accuratamente, superando il confine italiano del mare di 500 m, al fine di trovarsi in acque internazionali, quindi in una zona di confine che non appartiene a nessuno stato.
L'ingegnere bolognese Giorgio Rosa (morto nel 2017 a 92 anni) aveva una vera e propria utopia: dare vita ad uno Stato indipendente in cui non vi fossero regole e dove gli abitanti potessero convivere in armonia sulla base della: LIBERTA'.
Lo scopo di questa sua impresa era quello di creare uno stato autonomo, slegato da quello Italiano, che potesse auto-finanziarsi con i ristoranti e i negozi.
Questa storia ha solleticato l'interesse di scrittori e cronisti europei.
Venne proiettata su Netflix nel film “L'incredibile storia dell'Isola delle Rose” con Elio Germano nei panni dell'Ingegnere Giorgio Rosa, affiancato da grandi attori quali Luca Zingaretti, Fabrizio Bentivoglio, Matilda De Angelis, diretti da Sydney Sibilla.
Racconta e svela l'incredibile storia e tutti i segreti della micronazione che durò solamente 55 giorni e segnò una tappa importante per la storia dell'umanità.
Il progetto della piattaforma nasce come idea imprenditoriale, che però si scontra con la burocrazia italiana che non vede di buon occhio la creazione di una zona franca al largo della costa adriatica e che non riesce a capire le intenzioni dell'ingegnere.
La società che costruì l'isola artificiale era la S.P.I.C.: Società Sperimentale per Iniezioni di Cemento, la quale lasciava credere che si trattasse di un'innocua piattaforma di studio con a capo l'ingegner Rosa e sua moglie Gabriella Chierici.
L'ingegnere creò un po' di sconcerto e mistero: qualcuno ipotizzò che potesse servire ai russi per metterci sopra dei missili, perché allora c'erano i complottisti, altri pensarono che potesse diventare una sorta di Las Vegas d'Europa e altri ancora un luogo dove regnava la perdizione: spogliarelli, donne nude e prostituzione.
Una palafitta di 5 piani, indipendente dal punto di vista idrico: fu infatti individuata una falda di acqua potabile a 280 mt di profondità, con un negozio di souvenir, un bar, una banca e un ufficio postale come attrazione turistica per le folle di persone che ogni giorno frequentavano le spiagge della Riviera Romagnola.
Sull'isola resiedevano solo 3 persone: (una coppia di riminesi che gestivano il bar e un signore di Città di Castello che era il custode) affittarono la piattaforma e avevano il mandato per gestire le attività dell'Isola.
La Capitaneria di Porto di Rimini tentò di fermare i lavori perché i progetti depositati non furono rispettati, ma Rosa replicò immediatamente: “io non devo rispettare nessuna regola, perché la mia piattaforma si trova fuori dalle acque territoriali italiane!”.
Conquista la ribalta della stampa italiana.
Dalle coste vicine partono imbarcazioni di turisti, diventando attrazione turistica ancor prima di aprire al pubblico…
Il 20 Agosto 1967 l'isola venne aperta al pubblico e si preparò ad accogliere i suoi abitanti.
Il 1 Maggio 1968 piantò sulla sua isola artificiale una bandiera arancione con 3 rose rosse su sfondo bianco, dichiarando una piattaforma al largo delle acque territoriali italiane Stato indipendente e facendo nascere il mito dell'Isola delle Rose.
Venne dichiarata la sua indipendenza, la presidenza fu affidata ad Antonio Malossi, gli Affari Interni al politico Carlo Chierici, quelli Esteri a Cesarina Mezzini, la finanziaria a Maria Alvergna, il dipartimento delle Relazioni a Luciano Molè, l'amministrazione del Commercio e dell'Industria a Luciano Marchetti.
Da sottolineare che 2 politici su 5 erano di sesso femminile, cosa non frequente negli anni '60 e denotava quanto il nuovo stato fosse anticonformista e rivoluzionario.
Adottarono l'esperanto come lingua ufficiale per sancire la propria sovranità e indipendenza dallo Stato italiano, l'Isola delle Rose aveva il suo governo, emise la propria moneta e i suoi francobolli.
Le ideologie trasmesse dalla loro radio erano apprezzate da tutti i giovani e si temeva potessero alimentare rivoluzioni studentesche.
L'isola diventò una realtà scomoda a livello politico, così le forze dell'ordine in borghese visitarono spesso la struttura cercando un cavillo con lo scopo di chiedere lo smantellamento.
Dopo appena 55 giorni, il 25 giugno 1968, alle 7 del mattino, decine di pilotine delle forze dell'ordine italiane circondarono e occuparono militarmente l'isola: sull'isola di pace… scoppiò la “guerra”.
L'11 e 13 Febbraio 1969 la Marina Militare si occupò della demolizione, con 2 tonnellate di esplosivo, ma nonostante le cariche di dinamite l'Isola delle Rose si ostinò a rimanere in piedi.
Servì un'imponente burrasca, il 26 febbraio 1969, a farla inabissare e a decretare definitivamente la sua morte.
Forse non è un caso che dopo questo episodio il confine nautico fu raddoppiato, passando da 6 a 12 miglia nautiche.
Nel 2009 sono stati ritrovati resti della struttura metallica e dei muri che hanno sorretto l'Isola delle Rose.