Duilio Pizzocchi: L’arte della risata, emiliana doc
C’è chi fa ridere, e poi c’è chi la comicità ce l’ha nel sangue. Duilio Pizzocchi, al secolo Maurizio Pagliari, è una delle voci più autentiche del cabaret italiano. Nato a Bologna nel 1957, ha saputo trasformare le piccole scene quotidiane in sketch indimenticabili, diventando un punto di riferimento per intere generazioni di spettatori.
Un comico nato dalla strada (e dalla radio)
Gli anni ’80 lo vedono protagonista della radio e delle emittenti locali dell’Emilia-Romagna, dove dà vita alle sue prime “macchiette”: l’imbianchino confusionario, la cartomante svampita, il camionista romagnolo tutto d’un pezzo. Personaggi che non erano caricature, ma specchi esilaranti della realtà italiana.
Zelig, teatro e mille volti
Con l’approdo a trasmissioni come Zelig e Maurizio Costanzo Show, Duilio conquista anche il pubblico nazionale. Ma è sul palco che dà il meglio di sé: ogni suo spettacolo è un viaggio in un’Italia fatta di tic, dialetti, nostalgie e verità dette ridendo. Duilio non racconta barzellette: lui dipinge scene, interpreta caratteri, crea atmosfere.
I suoi personaggi sono tanti, tutti riconoscibili, tutti veri: la vecchietta acida, il mafioso sbruffone, lo stilista snob, il diavolo bolognese Mefistocchi. In ognuno, un pezzo d’Italia.
Il Costipanzo Show e la fratellanza comica
Nel 1992 fonda con Giuseppe Giacobazzi il Costipanzo Show, varietà comico che ancora oggi gira per teatri e piazze d’Italia. È un progetto che incarna perfettamente lo spirito di Duilio: fare comicità senza prendersi mai troppo sul serio, ma con serissima passione.
Tra cinema e carta stampata
Negli ultimi anni ha lasciato il segno anche sul grande schermo con ruoli in film come Volevo nascondermi, Acqua e anice, Rapito. E nel 2020 ha pubblicato il libro Fuori scena. Risate a sipario chiuso, una raccolta di racconti dal retrogusto malinconico, come capita spesso a chi sa davvero far ridere.
Un comico senza tempo
Duilio Pizzocchi è uno di quei rari artisti che riesce a far sorridere non solo con le parole, ma con un’espressione, un gesto, un silenzio ben piazzato. Non è nostalgia: è artigianato comico. E in un mondo che corre, la sua risata lenta, profonda e bolognese ha ancora molto da dire.